NATURA MORTA CON CHITARRA E DRAPPO ROSSO
Olio/Tela, cm 96 x 133
Iscrito in basso a destra °29
Carlo Manieri é stato un pittore a lungo dimenticato dalla storia dei collezionisti, confuso spesso con altri artisti simili del periodo, in particolare Mariano Fetti “Il Maestro della Floridiana” “SALV” e Francesco Noletti. Solo a seguito dei recenti studi? negli anni ’90 si é restituito al pittore Carlo Manieri il posto di rilievo che merita nella pittura di natura morta a Roma. Autore molto prolifico, in termini di quadri di piccole o grandi dimensioni, fu attivo per le principali famiglie romane durante la seconda metà del seicento. I primi studi sull’artista furono condotti da Eduard Safarik nel 1991. Lo studioso riconobbe in una coppia di tele siglate C.M. e C.M.F, le opera di Carlo Manieri, che fino a quel momento era solo un nome registrato negli inventari della famiglia romana Colonna (1714- sei dipinti di sua mano) di Benedetto Pamphily (1725- due dipinti elencati) e Valenti Gonzaga (due nel 1756). Mentre gran parte della sua biografia rimane poco chiara, la sua attività romana viene stabilità tra il 1662 e il 1700, grazie ai documenti che attestano la sua missione nella prestigiosa Congregrazione dei Virtuosi al Pantheon (il suo nome compare tra il 1660 e il 1662). Nonostante la natura incompleta delle informazioni che ci sono pervenute, sembra che la sua produzione si distingua per sontuose composizioni ornate di frutta, fiori e uccelli, riccamente sostenute da tende e cuscini di broccato, di argenteria, strumenti musicali e trofei, spesso orchestrate con viste prospettiche in una maestosa cornice architettonica.